Hai scelto di distruggere ciò che non hai avuto la forza di costruire.
Tu, che insieme alla tua famiglia sei venuto con entusiasmo, trasferendoti fisicamente per far parte del progetto.
Tu, che hai vissuto due anni al mio fianco, in contatto quotidiano con me, beneficiando della mia presenza, testimoniando fiducia, gratitudine e stima — giorno dopo giorno.
I segni di quel periodo li hanno visti tutti: crescita personale, rinascita familiare, figli che finalmente ricevevano attenzione, ascolto e guida dopo anni di trascuratezza. Tu stesso mi hai ringraziato più volte per quello che facevo per loro e per te, riconoscendo pubblicamente il valore della mia presenza.
Eppure, quando la relazione tra me e tua moglie si è trasformata in qualcosa di più profondo — non per calcolo, ma per naturale attrazione animica e sintonia evidente a chiunque — tu non hai retto la realtà. Non hai avuto il coraggio di affrontarla.
Hai scelto la menzogna: quella in cui io sono il manipolatore, l’ingannatore, il colpevole universale.
Hai preso un evento umano, doloroso ma sincero e genuino, il rapporto fra me e tua moglie (che hai perfino avuto il coraggio di denunciare (la madre dei tuoi figli, vergognati!), mentendo anche su di lei, sempre per vendetta) e lo hai trasformato in un’arma.
Non per giustizia, ma per paura: paura di perdere il controllo, la faccia, persino i tuoi figli.
Hai scelto la vendetta al posto del confronto.
Hai trasformato il fallimento della tua famiglia in un’accusa contro chi, al contrario, stava cercando di costruire un futuro migliore per tutti.
La tua testimonianza è marchiata dalla frustrazione, dalla vigliaccheria e dalla diserzione.
Hai abbandonato il progetto che dicevi di sostenere, hai rinnegato ciò che avevi visto e riconosciuto, hai voltato le spalle alla verità, rifugiandoti in una narrazione che giustificasse la tua fuga.
Ma i fatti restano, e sono documentati. Ogni passaggio è tracciabile. Nessuna delle accuse che oggi muovi corrisponde alla realtà vissuta.
Questa tua crociata non smaschera me: smaschera te.
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